giovedì 25 aprile 2024

I limiti del linguaggio logico-razionale...

 




Il problema è generato dal sistema che vuole risolverlo. Piccole note sull’incantesimo della logica.


1.

Come tutte le creazioni, anche il linguaggio logico-razionale e la sua semantica corrisponde a un’esigenza umana. Che consiste nello sbrigo delle faccende quotidiane, qui dette amministrative.

Il perdurare dell’esigenza, quindi il valore della sua creazione, tende a eluderne la messa in discussione. Essa diviene dogma e chi s’è visto s’è visto. Tanto che, anche se qualcuno ci prova, la forza della maggioranza si inalbera o fa spallucce, sommergendo di solitudine il malcapitato.

Il dogma si realizza a causa dell’inconsapevolezza di chi lo subisce. La sua natura ha le caratteristiche del sortilegio e dell’incantesimo. Identiche a quelle dell’idolatria, dell’accredito, della speranza.

Lo stato visibile del dogma, è l’abitudine, una specie di circolo vizioso il cui potere è quello di farci riconoscere a noi stessi. Infatti in occasione di impedimento a replicarla si avverte spaesamento e il desiderio di tornare presto a casuccia. Qualcosa di simile avviene con la routine, spezzata la quale, qualcosa non va.

L’abitudine è anche una sorta di padrone occulto di noi stessi, nonché di risposta all’autoindulgenza. L’assuefazione che implica, vincola e limita i nostri comportamenti, le nostre scelte, i nostri pensieri e anche i sentimenti. All’abitudine diamo la responsabilità di quanto facciamo, di come viviamo.

A volte ci si trova a confrontarsi con l’idea di poter liberarsi dall’abitudine. Nella maggioranza dei casi, si abbandona subito il confronto. La forza di volontà che richiederebbe per spuntarla tagliandone i lacci, ci pare utopica. E l’utopia si concretizza lasciandoci perdenti e ancora posseduti dall’abitudine.

L’ipotesi che non serva alcuna forza di volontà per smettere un’abitudine, non ci sfiora. E non ci sfiorerà mai finché resteremo prede inebetite del mondo logico-razionale, quello che altre dipendenze, ci fanno credere essere il solo esistente, in quanto dall’ambito amministrativo è stato illuministicamente incaricato di gestire anche le faccende umano-relazionali, che di amministrativo non hanno nulla.

Emancipati dai dogmi scientisti, un altro mondo si apre agli occhi. Liberi dal conosciuto dei saperi cognitivo-analitici, nasce un altro uomo. Il cui potere non è più in ciò che ha, ma in ciò che è. Per quanto riguarda le abitudini-dipendenze, non farà più riferimento alla forza di volontà, ma alla sua disponibilità – se non interesse – all’autoindulgenza. Non più a qualcosa di esterno più forte di noi, ma al proprio potere creativo, ovvero alla verità che possiamo reimpossessarci di noi stessi senza alcun uso della forza, spezzando, in un momento, le catene dalle quali credevamo utopico liberarci.


2.

Una delle creazioni umane divenuta abitudine e poi dogma è quella di affidarsi all’idea che il linguaggio e il pensiero analitico-logico-razionale sia il solo traghetto per navigare indenni sui mari delle menzogne ciarlatane. Come sopra accennato, essa corrisponde all’esigenza amministrativa del quotidiano e della sua organizzazione. Successivamente, l’infatuazione illuministica, ci ha fatto inconsapevolmente credere che quel linguaggio potesse soddisfare anche gli ambiti opposti all’amministrativo, qui detti relazionali.

La caratteristica prima del contesto amministrativo e piatto è quella della condivisione della semantica. Un evento che in ambito relazionale, multiforme e alogico tende ad essere fortuito e occasionale. L’inconsapevolezza di quanto inconveniente sia mutuare all’ambito umano il linguaggio idoneo a quello amministrativo, è all’origine, non solo di incomprensioni ed equivoci, ma del risentimento e conflitto che da questi ne emergono.

Dall’interno del crogiolo dove tutto il nostro piccolo mondo ruota si mischia e viene ordinato e organizzato a mezzo della logica, che come un guerriero uccide il disordine e l’assurdo, non ci si avvede di un effetto collaterale che mai si sarebbe voluto e che, anche se fatto presente, viene negato, come detto, facendo spallucce. Il mistero che la logica analitica cerca di indagare resta irrisolto. Non tanto per l’inadeguatezza dello strumento, quanto perché è proprio la ricerca logica a creare il mistero.


3.

Di queste vicende, futili per buona parte di noi, se ne sono occupati ricercatori di varia estrazione. La difficoltà a diffondere la cultura che da essi possiamo evincere, tende a dimostrare lo spessore del carapace scientista che come un Alien di Hans Ruedi Giger ci avvolge la faccia e, simbolicamente, tutto quanto le sta dentro.

“La fisica classica si è data una forma sistematica. Ma la sua pretesa di costruire una descrizione del mondo chiusa, coerente, completa, espelle l’uomo dal mondo che descrive, non solo in quanto abitante di questo mondo, ma anche, l’abbiamo già detto, in quanto suo descrittore. [...] Ignoreremo sempre e del tutto il rapporto tra il nostro mondo che la scienza rende trasparente e lo spirito che conosce, percepisce, crea questa scienza. [...] La natura ha mille voci e noi abbiamo appena cominciato ad ascoltarla. Ma, da circa due secoli, il demone di Laplace infesta le nostre immaginazioni, rispunta senza tregua e, con lui, rispunta l’incubo del non senso del tutto, la solitudine allucinata di chi, per così lungo tempo, aveva creduto di essere l’abitante di un mondo fatto a sua misura.”.

Ilya Prigogine, La nuova alleanza, Torino, Einaudi, 1999, p. 80-81.


“Non si combattono più miopi ed ingenue pretese, che basterebbe ripetere ad alta voce per far ridere i ragazzi e ridicolizzare chi le sostiene. Si combatte il tipo stesso di conoscenza prodotta dal sapere sperimentale e matematico della natura”.

Ilya Prigogine, La nuova alleanza, Torino, Einaudi, 1999, p 88.

“La conoscenza oggettiva non è passiva, essa costruisce i suoi oggetti. Quando consideriamo un fenomeno come oggetto di esperienza effettiva, gli supponiamo, a priori, prima di farne una qualsiasi esperienza effettiva, un comportamento legale, che obbedisca a un insieme di principî. In effetti, sostiene Kant, possiamo fare questo tipo di supposizione, l’oggetto che percepiamo risponde alle nostre attese, perché è già sottomesso a questo ordine legale, perché è, in quanto percepito come oggetto di possibile conoscenza, il prodotto dell’attività sintetica a priori dello spirito.”

Ilya Prigogine, La nuova alleanza, Torino, Einaudi, 1999, p. 89.


“Le possibilità di matematizzare i comportamenti fisici si limitano ai comportamenti più banali. [...] È proprio questo carattere intercambiabile, di cui Hegel fa una condizione per la matematizzazione, a sparire, quando si oltrepassi la sfera meccanica verso una sfera superiore”

Ilya Prigogine, La nuova alleanza, Torino, Einaudi, 1999, p. 94-95.


“Non è infatti ancora per nulla pacifico che la logica e le sue regole fondamentali siano in grado di offrirci, in generale, un criterio per il problema dell’essente come tale. [...] Chi parla contro la logica è [...] in modo tacito o espresso, sospettato di arbitrio. Si fa valere questo semplice sospetto come una prova e un’obiezione, ritenendosi esonerati da un più ampio ed autentico esame della questione”.

Martin Heidegger, Introduzione alla metafisica, Milano, Mursia, 1972, p. 36.


“Ogni possibile proposizione è formata legittimamente e, se non ha un senso, è solo perché noi non abbiamo ancora dato un significato ad alcune delle sua parti costitutive”.

Ludwig Wittgenstein, Tractatus logico-philosophicus e Quaderni 1914-1916, Torino, Einaudi, 1995, p 77-78, (5.4734).


“Noi sentiamo che, persino nell’ipotesi che tutte le possibili domande scientifiche abbiano avuto risposta, i nostri problemi vitali non sono ancora neppure sfiorati”.

Ludwig Wittgenstein, Tractatus logico-philosophicus e Quaderni 1914-1916, Torino, Einaudi, 1995, p,108, (6.52).


“Sembra giusto ritenere che la scienza, soprattutto a partire dal secolo XVII, con la sua strutturazione meccanicistica, abbia scisso il sapere dal senso comune. [...] Con l’introduzione, inoltre, di tecniche sempre più raffinate e invadenti di formalizzazione matematica, essa avrebbe sottratto agli uomini comuni, al pensiero popolare, la visibilità della natura”.

Ludwig Wittgenstein, Della certezza, Torino, Einaudi, 1978, p. VII, (dalla prefazione di Aldo Gargani).


“È scomoda una teoria la quale attribuisce a noi stessi la responsabilità del mondo in cui pensiamo di vivere”.

Paul Watzlavick (a cura di), La realtà inventata. Contributi al costruttivismo, Milano, Feltrinelli, 2008, p. 17.


“La maggior parte degli scienziati si seontono ancora oggi ‘scopritori’, coloro che rivelano i segreti della natura e allargano lentamente ma con sicurezza il campo del sapere umano; e innumerevoli filosofi si dedicano al compito di assicurare a questa conoscenza faticosamente acquisita l’inconfutabilità che tutti si aspettano dalla verità ‘autentica’”.

Paul Watzlavick (a cura di), La realtà inventata. Contributi al costruttivismo, Milano, Feltrinelli, 2008, p. 19.


“Alle radici della visione della fisica classica stava la convinzione che il futuro fosse determinato dal presente, per cui un attento studio del presente permette di svelare il futuro. [...]. Eppure in un certo senso questa possibilità di previsione illimitata è stata un elemento essenziale dell’immagine scientifica del mondo fisico. Possiamo forse definirla il mito fondatore della fisica classica. [...] Il realismo ingenuo della fisica classica, che supponeva che le proprietà della materia fossero «là» indipendentemente dall’apparato sperimentale, ha dovuto essere rivisto”.

Ilya Prigogine, Dall’essere al divenire, Torino, Einaudi, 1986, p. 192.


“La nostra esperienza del mondo consiste nell’ordinare in classi gli oggetti che percepiamo. Tali classi sono costrutti mentali e perciò di un ordine di realtà completamente diverso da quello degli oggetti stessi. Le classi sono formate non solo in base alle proprietà fisiche degli oggetti, ma soprattutto in base al significato e al valore che hanno per noi. [...] Ciò che viene definito la ‘realtà’ di un oggetto è, appunto, la sua appartenenza ad una classe; per cui chiunque lo consideri un membro dell’altra classe deve essere folle o cattivo”.

Paul Watzlavick, John H. Weakland, Richard Fisch, Change – Sulla formazione e soluzione dei problemi, Roma, Astrolabio, 1974, p. 107.


“È assai probabile che la realtà sia quella che noi rendiamo tale o, per dirla con le parole di Amleto, ‘... non v’è nulla di buono o di cattivo, che il pensiero non renda tale’”. Noi possiamo soltanto congetturare che alla radice di questi conflitti di punteggiatura ci sia la convinzione, saldamente radicata e di solito indiscussa, che esista soltanto una realtà, il mondo come lo vedo io, e che ogni opinione diversa dalla mia dipenda necessariamente dalla irrazionalità dell’altro o dalla sua mancanza di buona volontà”.

Paul Watzlavick, Janet Helmick Beavin, Don D. Jackson, Pragmatica della comunicazione umana, Roma, Astrolabio, 1971, p. 87.


“È per questo che Gödel affermava: «Il mio teorema mostra solamente che la meccanizzazione delle scienze matematiche, e cioè l’eliminazione della mente e delle entità astratte, è impossibile»”.

Michel-Yves Bolloré, Olivier Bonnassies, Dio. La scienza. Le prove -L’alba di una rivoluzione, Milano, Sonda, 2024, p. 339.


“David Hilbert è stato uno dei più grandi matematici del ventesimo secolo. A lui si deve la stesura di un elenco di problemi che i matematici dell’epoca avrebbero dovuto impegnarsi a risolvere in futuro. Uno di questi gli pareva particolarmente essenziale: dimostrare che la matematica costituisce un sistema contemporaneamente completo e coerente. [...] In effetti se fosse possibile tale dimostrazione, in teoria si potrebbe giudicare la falsità o la veridicità di qualunque proposizione logica. Hilbert non esitava a chiamarla la soluzione «finale» al problema della logica. [...] È evidente qual era l’ideologia dietro a questa ricerca: quella di «delimitare» il reale, di rinchiuderlo in se stesso, di dire «ecco, abbiamo analizzato completamente la questione, adesso circolate, non c’è più niente da vedere, abbiamo esaurito la realtà, l’abbiamo racchiusa nelle nostre equazioni» che come abbiamo visto si trovava al centro del positivismo logico e del materialismo dialettico che dominavano le scienze sul finire del diciannovesimo secolo”.

Michel-Yves Bolloré, Olivier Bonnassies, Dio. La scienza. Le prove -L’alba di una rivoluzione, Milano, Sonda, 2024, p. 331.


“Certamente è al teorema di Gödel che pensa il celebre fisico e cosmologo Paul Davies nella conclusione del suo libro intitolato La mente di Dio, quando dichiara: «Ma in definitiva, è quasi certamente impossibile una spiegazione razionale del mondo inteso come un sistema chiuso e completo di verità logiche. Siamo tagliati fuori dalla conoscenza ultima, dalla spiegazione ultima, per via di quelle stesse regole che ci spingono a cercare tale spiegazione [...] Se desideriamo andare oltre, dobbiamo affidarci a un concetto diverso di ‘comprensione’ rispetto a quello suggerito dalla razionalità. La via mistica è forse una strada verso tale comprensione. Io non ho mai vissuto un’esperienza mistica, ma mantengo la mente aperta riguardo al valore di queste esperienze. Forse rappresentano l’unico modo per trascendere i limiti che la scienza e la filosofia non possono varcare, l’unica via possibile vero l’Ultimo».

In Michel-Yves Bolloré, Olivier Bonnassies, Dio. La scienza. Le prove -L’alba di una rivoluzione, Milano, Sonda, 2024, p. 343.


4.

Nonostante quanto accennato finora possa bastare per rivisitare la propria idolatria scientista, tanto quella della vulgata, quanto quella degli esperti scienziati, in questo discorso sui limiti del mondo evinto dalla logica, almeno un cenno alla fisica quantistica va fatto. Questa infatti, pare idonea a rappresentare quanto prima era esclusiva della magia. Ovvero di quella scienza giustamente detta suprema il cui campo non era la metà del mondo ma l’intero. Il cui regolamento non è duale ma olistico. Il cui destino è riunirsi alla grande ricerca umanistica condotta da millenni dalle tradizioni sapienziali del mondo intero. Una via percorribile da chiunque si emancipi dal dominio della materia. Qualunque sia il sui linguaggio, con esso saprà narrare che dietro ogni consistenza fisica ve n’è una immateriale.

Lorenzo Merlo 





“La fisica atomica ha distolto la scienza dalla tendenza materialista”.

Werner Heisenberg, Fisica e filosofia, Milano, Il Saggiatore, 1961, p. 65.


“La morte dello scientismo, del suo determinismo, del suo sogno di una scienza trasparente capace di accedere ai segreti dell’Universo è stata una specie di agonia per i premi Nobel che hanno vissuto l’avventura quantistica”.

In Michel-Yves Bolloré, Olivier Bonnassies, Dio. La scienza. Le prove -L’alba di una rivoluzione, Milano, Sonda, 2024, p. 279.

mercoledì 24 aprile 2024

"Grandi alberi delle Marche" di Valido Capodarca e Francesco Nasini - Recensione

 


Il volume "Grandi alberi delle Marche"  di  Valido Capodarca e Francesco Nasini completa un viaggio, nel tempo e nello spazio, iniziato nel 1984 quando, con la pubblicazione di “Marche, 50 alberi da salvare” da parte della Casa Editrice Vallecchi, per la prima volta i Marchigiani, e non solo, potevano conoscere i più importanti monumenti arborei della loro regione. 

Il libro non si limitava a indicarne la localizzazione, ma indagava anche sui loro rapporti con le forze naturali e con le vicende storiche dei paesi che li ospitavano e quelle umane di chi era stato a contatto con loro. Il viaggio proseguiva nel 2007 con “Alberi monumentali delle Marche”, pubblicato da Roberto Scocco Editore, il quale aggiornava le vicende degli alberi del libro precedente e, approfittando dei censimenti nel frattempo effettuati da enti pubblici o cittadini privati, ne faceva conoscere i nuovi. 

Il grande censimento regionale effettuato dal C. F. S. nel 2010/2012, ma soprattutto l'attività sempre più diffusa dei social, portavano alla scoperta di numerosissimi alberi monumentali finora nascosti. Questo fa sì che si rende necessaria la pubblicazione di questo nuovo libro che completa il viaggio fra i più significativi alberi delle Marche che aveva preso avvio 40 anni fa. 

Valido Capodarca









La presentazione del presente volume si tiene, nell'ambito della Festa dei Precursori, al Circolo Vegetariano VV.TT. di Treia, presenti l'autore e l'editore, alle ore 16 del 28 aprile 2024, con il patrocinio morale del Comune di Treia e la collaborazione di Auser Treia.


domenica 21 aprile 2024

11. Quell'Articolo dimenticato...


"L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo". (Articolo 11 della Costituzione)


Noi restiamo sempre dell’idea che il Patto Nato vada sciolto, come fece il Patto di Varsavia nel 1991. Sergio Mattarella, lecitamente, è di diverso avviso. Però non è lecito che vada affermando che la Nato è un’alleanza difensiva che attacca solo chi aggredisce un suo membro. 

Proprio lui non può dimenticare che nel 1999, senz’alcun mandato Onu, la Nato attaccò la Serbia di Milosevic che non aveva attaccato nessun membro Nato: oltre 2 mila morti, quasi tutti civili. Proprio lui che era ministro della difesa e vicepremier di D’Alema  quando fece partecipare l’Italia a 78 giorni di bombardamenti su Belgrado e il Kosovo, con 1.200-2.500 morti (quasi tutti civili) e fiumane di profughi, proprio lui che  chiamò la prima guerra in Europa dal 1945 “ingerenza umanitaria”.

Definisce “ingerenza umanitaria della Nato” che nel 2001, senza mandati specifici dell’Onu, la Nato invase l’Afghanistan dei talebani, che non avevano attaccato nessun membro Nato: oltre 200 mila morti, più 80 mila in Pakistan? Oppure che, nel 2003, sempre senza avallo preventivo dell’Onu, Usa, Inghilterra, Italia e Spagna invasero l’Iraq di Saddam Hussein, che non aveva attaccato nessun membro Nato: dagli 800 mila al milione di morti? Oppure che, nel 2011, aggirando ancora l’Onu, la Nato bombardò la Libia di Gheddafi, che non aveva attaccato nessun membro Nato, ma fu messo in fuga dalle bombe e brutalmente trucidato, a tacere i morti e i migranti? Oppure che, sempre senza mandato Onu, la Nato stia partecipando alla guerra contro la Russia che non aveva attaccato nessun membro Nato?

Non ci sono i soldi. Per sanità e scuola. Ci sono per le armi.

Non ci sono soldi. E’ il caso dell’istruzione, per la quale il nostro Paese -ultimo in Europa- destina l’8% della spesa pubblica contro una media Ue27 pari al 10%. È il caso della sanità con un rapporto spesa/Pil del 6,8%, contro il 10,9% della Germania. E’ il caso del massimo storico delle famiglie in povertà assoluta, che oggi sono l’8,5% delle famiglie residenti; si tratta di 5,7 milioni di persone, tra le quali 1,3 milioni sono minorenni. Anzi, l’ulteriore aumento  per le spese militari peggiorerà il debito pubblico e l’impatto sociale. 


Rete Ambientalista  

movimentodilottaperlasalute@reteambientalista.it


sabato 20 aprile 2024

L'alternativa veg-nonviolenta...

 


E’ un periodo di profonde incertezze, inquietudini, paure. I conflitti in corso (Ucraina, Palestina; Israele, Iran) minacciano di trasformarsi in una guerra totale; l’economia vacilla, la disoccupazione incombe, lo spettro della fame e di nuove malattie  si allarga minaccioso, poi c’è la tragedia dei migranti che disperati bussano alle porte del continente europeo, i delitti giornalieri che rasentano il delirio, la vigliacca violenza alle donne  che l’OMS stesso considera un problema di proporzioni epidemiche; la droga, la violenza giovanile, il clima impazzito, l’inquinamento, insomma una vera e propria visione apocalittica.

A queste enormi tragedie, che oggi più che in passato caratterizzano la storia umana, noi contrapponiamo l’edificante cultura dell’universalismo/vegan, biocentrica, sincretista, perché…


La scelta vegan va alle cause dei problemi, non cura i sintomi e questo rende migliore l’essere umano perché lo rende responsabile delle sue azioni, favorisce lo sviluppo di una coscienza umana più giusta e solidale, apre alla compassione, alla condivisione delle altrui necessità vitali, al rifiuto della violenza in tutte le sue manifestazioni verbali, morali, fisiche; induce una mentalità di pace, di non predominio, di rispetto dell’altro, valorizza le differenze e la vita in tutte le sue espressioni,  aumenta la responsabilità personale verso se stessi e verso la collettività, sviluppa il senso critico positivo, costruttivo.


Noi siamo profondamente convinti che è la coscienza degli uomini a determinare la condotta personale e collettiva, che ogni azione buona o malvagia è sempre il frutto di un pensiero che a sua volta è l’essenza stessa del sentimento che alberga nella coscienza di ognuno; che l’adozione su scala mondiale dell’universalismo/vegan pone le basi per una società libera dai problemi che l’affliggono, crediamo sia il modo più semplice e potente per rendere migliore questo mondo, per i seguenti motivi:


Violenza, prevaricazione, guerra

La filosofia vegana ripudia la violenza in qualunque forma si manifesti, sull’uomo, sull’animale, sulla natura. E se un essere umano rispetta l’animale e rinuncia a mangiare carne per non nuocere ad un essere diverso dalla sua specie certamente non nuocerebbe al suo simile.  L’accettazione indifferente e passiva di ciò che causa l’uomo agli animali abitua a convivere con la logica della supremazia del forte sul debole, induce insensibilità del cuore e disprezzo della vita in senso lato. Questo preclude all’uomo lo sviluppo di una coscienza giusta, sensibile e solidale che è la condizione morale, civile e spirituale imprescindibile per porre le basi di un mondo finalmente libero dalla violenza, dall’ignoranza, dalle malattie e dal dolore.


Le malattie

L’OMS afferma che il 90% delle morti nel mondo sono causa di cattivo stile di vita e che il 75% delle malattie sono dovute alla cattiva alimentazione, che il 34% delle neoplasie è attribuibile al consumo di carne ed un altro 30% è attribuibile al fumo di sigaretta. 

 Infarto, ictus, diabete, ipertensione, Alzheimer e moltissime altre patologie moderne sono direttamente relazionate al consumo di grassi saturi e proteine animali. La scelta vegan è in grado di assicurare longevità e ottima salute, come confermano gli istituti di ricerca più accreditati nel mondo e coloro che hanno adottato questo stile di vita.

Economia, lavoro, disoccupazione

In Italia ogni anno l’apparato medico sanitario assorbe 115 miliardi di euro, 26 di questi solo per prodotti farmaceutici. Il 75% della spesa sanitaria in Italia e in Europa viene assorbita per curare gli effetti della cattiva alimentazione. L’alimentazione vegan risulta essere molto meno costosa in termini di spesa rispetto ad una alimentazione onnivora. La cultura vegan fa riferimento alla produzione alimentare biologica che rispetta la biodiversità. Questo favorisce un maggior impiego di personale, di conseguenza ne possono beneficiare  le economie personali, locali e sociali. Il settore per la produzione della carne ha un deficit di 10 mila miliardi di euro l’anno, oltre ad una bassissima possibilità di impiegare personale lavorativo.

In una realtà sociale vegan, eserciti, industrie delle armi,  farmaceutiche, tribunali, istituti di sperimentazione ecc. gradualmente si ridurrebbero fino a scomparire o a ridursi drasticamente e la sconfinata massa umana che ora lavora in questi settori non resterebbe disoccupata, perché  il sistema vegan rinnova l’essere umano nel suo modo di pensare e agire e lo proietta verso la sintonia di forze concordi in onestà, senso di giustizia, capacità di condivisione, solidarietà, in cui ci sarà benessere e lavoro per tutti.


Inquinamento generale

Gli animali d’allevamento producono gas serra più di tutti i veicoli del mondo, compresi treni, aerei e navi.  Il 51% dei gas serra è attribuibile al settore agro zootecnico. Ogni mucca produce ogni anno gas quanto un’automobile per 70.000 km. Tutti gli animali d’allevamento sommati generano 130 volte più escrementi dell’intero genere umano. Inoltre gli allevamenti sono responsabili dell’80-90% di emissioni di ammoniaca che provocano le piogge acide. Il biossido di carbonio generato per produrre una sola bistecca è pari alla quantità prodotta da un’automobile per 40 km.


Risorse energetiche

Per produrre proteine dalla carne serve 4 volte più energia rispetto un’alimentazione a base vegetale, 10 volte più terreno coltivabile, 25 volte più acqua, 130% più pesticidi, 1200% più fertilizzanti. Servono 25 kcal di cereali per ottenere una sola kcal di carne bovina, 11 volte più rispetto all'energia necessaria per produrre grano. Il rapporto è di 57 a 1 per la carne di agnello, 40 a 1 per quella di manzo, 39 a 1 per le uova, 14 a 1 per il latte e la carne di maiale, 10 a 1 per il tacchino, 4 a 1 per il pollo. Per produrre carne di maiale si consuma 15 volte più energia di quanto occorre per produrre frutta e verdura.


Distruzione delle foreste

La superficie di un terreno grande 7 volte l’Europa viene utilizzata per produrre mangimi per gli animali d’allevamento. Il 70 % delle terre coltivabili in Occidente è usato per allevare e nutrire gli animali. Il 75% delle foreste pluviali è stato abbattuto per coltivare monoculture e per adibire il terreno a pascolo di animali.

Fame nel mondo

 La causa della fame nel Terzo Mondo sono i debiti contratti dai contadini costretti a coltivare prodotti voluttuari e monoculture invece di vegetali utili al loro sostentamento. Le monocolture oltre al impoverire rapidamente il terreno richiedono molti fertilizzanti che i contadini sono costretti ad acquistare chiedendo prestiti ai quali gli usurai applicano interessi anche del 60%. In breve diventa impossibile pagare i debiti e i contadini devono vendere le loro terre per somme ridicole. Il numero di contadini che si è suicidato in India tra il 1997 e il 2007 ha raggiungo la cifra di 183.000 persone, in media uno ogni 30 minuti.

Il consumo di carne è la causa principale indiretta della povertà e della  fame. Oltre 800 milioni di persone nel mondo soffrono la fame, e per capire cosa significa bisognerebbe provarla. Mandare a letto i bambini che piangono perché hanno fame è un dramma che chiede giustizia. Senza il minimo sostentamento alimentare si è inermi di fronte alle malattie e si muore per deperimento. Un esercito sconfinato di volontari è impegnato ad arginare la fame nel mondo ma se abituati a consumare carne essi stessi, senza volerlo, ne sono la causa.


PROMUOVERE

Programmi di educazione morale, civile e spirituale delle masse attraverso l’insegnamento nelle scuole di ogni ordine e grado dell’etica universale del biocentrismo e del veganismo spingendo ogni Stato ad impegnarsi a formare la coscienza morale dei cittadini: la pace, la giustizia, la fraterna collaborazione, l’onesta ecc. devono essere insegnate a scuola con lo stesso impegno delle altre discipline scolastiche; al infine di:

- uscire dalla cultura sintomatologica e perorare lo sviluppo della cultura delle cause dei problemi;

- evidenziare gli aspetti etici, salutistici ed economici del sistema vegano;

- creare un Parlamento Mondiale con l’obiettivo di tutelare la pace nel mondo

e la sovranità dei popoli smilitarizzati;

- adottare una lingua comune, oltre alla lingua nazionale;

- educare l’infanzia alle virtù morali, alla giustizia, alla rettitudine, alla tolleranza, all’altruismo, alla dignità, alla fraterna collaborazione;

- sensibilizzare l’animo umano alla bontà, alla compassione, alla condivisione, alla valorizzazione delle differenze formali e sostanziali, al rispetto della vita in tutte le   sue manifestazioni.

 

Franco Libero Manco - francoliberomanco@fastwebnet.it




venerdì 19 aprile 2024

Ridurre l’impronta ecologica é un percorso di massa...



L’Ecologia non é la Cenerentola delle Scienze.


Aprendo un motore di ricerca alla voce ‘impronta ecologica’ - ’ridurre l’impronta ecologica’ troviamo una serie di link dello stesso tenore, univocamente impostati per essere rivolti a un singolo individuo che vuol modificare in senso ecologico i propri stili di vita.

Si tratta ovviamente di un approccio estremamente riduttivo e fuorviante, che nasconde un inganno: che vi sia un percorso di correzione (e una responsabilità) di tipo individuale nel danno ambientale.

Strano che in tutte le discipline si critichi il ‘fai da te’, mentre nel caso dell'Ecologia lo si incentivi.

Direbbero gli economisti ecologici (voce a cui vi rimando) che ancora una volta l’Ecologia é trattata come la Cenerentola delle Scienze.

Da intelligenti abitanti del Pianeta però almeno noi ‘ecologisti’, e – con dovizia di argomenti e cognizioni- i nostri Maestri ‘economisti ecologici’, sappiamo che il nostro impatto individuale, pur non trascurabile, é solo un atomo nell’Universo, e, anche che tanti atomi in collisione fanno una reazione a catena micidiale, non é dall’atomo che dipende la bomba atomica, ma dalla collisione tra atomi orchestrata da mente umana con l’ausilio della tecnologia.

In conclusione sono le decisioni di indirizzo politico e industriale che determinano l’impatto della società umana sugli equilibri planetari, in termini di crescite e decrescite, consumi, sprechi, inquinamenti...
(Saro)



mercoledì 17 aprile 2024

Cibo sano e biologico - La natura aiuta se stessa...


Risultati immagini per il messaggio e le qualità psichiche delle piante bioregionalismo treia
Basterebbero circa 7 miliardi all’anno per sostenere la riconversione biologica di tutta l’agricoltura e la zootecnia italiana.
Ne abbiamo a disposizione circa 12, tra fondi PAC e Pani di Sviluppo Rurale, dal 2016 al 2020.
Mentre spendiamo oltre 100 miliardi all’anno di terapie per malattie degenerative collegabili in “Concausa aggravante a sinergia negativa moltiplicativa” ai numerosi residui chimici agricoli presenti negli alimenti e nelle acque potabili…
E almeno altri 10 miliardi all’anno a causa dei danni idrogeologici per alluvioni e dissesti, causati anche dall’uso di disseccanti “Agenti arancio”, concimi e pesticidi chimici che hanno distrutto l’humus dei terreni, i quali pertanto non trattengono più l’acqua a monte.
L’uso dei prodotti chimici di sintesi in agricoltura resta sempre e comunque pericoloso e i rischi derivanti dall’esposizione sussistono in ogni circostanza, per cui sempre e comunque prevale il diritto alla salute (Art 32 Cost.), all’ambiente salubre (Art. 9 Cost.) ed all'utilizzo razionale dei suoli (Art. 44) e mai è possibile anteporre qualsiasi interesse economico, quando vi sia un danno arrecato all’interesse sociale (Art. 41, 42, 44 Cost.).
E dal momento che i più deboli rappresentano le principali vittime di patologie cronico degenerative, i Pesticidi che si accumulano nell’ambiente e nella catena alimentare violano anche l’Art. 3 della Costituzione, sul principio di uguaglianza e pari dignità.
Purtroppo, nonostante un referendum tenutosi nel 1992 sui residui di pesticidi, le norme di legge non prevedono il limite massimo ammesso della sommatoria dei diversi residui chimici di sintesi che si possono trovare negli alimenti, ma solo un limite per ogni singolo prodotto chimico.
Ciò espone i cittadini ad assorbire Cocktayls di residui chimici, la cui somma spesso supera di gran lunga quella dei limiti ammessi per ogni singola sostanza chimica pericolosa, i cui danni risultano molto più gravi per la “sinergia negativa di tipo moltiplicativo” scientificamente dimostrata, cui si somma l’interferenza endocrina anche a bassissime presenze.
Ciò ha indotto la comunità europea a definire, in leggi e Regolamenti i Pesticidi chimici impiegati in agricoltura “pericolosi per la salute”, chiedendone la sostituzione attraverso la coltivazione biologica a pagamento pubblico… per non continuare ad essere “avvelenati a norma di Legge”.
I dati statistici ARPA confermano che in un piatto misto mediamente ingeriamo da 8 a 13 residui chimici, ma talvolta si è arrivati a rilevarne oltre 30 …fino a 91!! (Lorenzin et al.)
Infine è assolutamente antiscientifica l’affermazione che le piante producono Pesticidi pericolosi come quelli chimici sintetici, a meno che non si tratti di OGM, organismi transgenici in cui sono stati inseriti pezzi del dna di batteri produttori di tossine, per fortuna in Italia vietati dalla coltivazione.
In realtà, la co-evoluzione di miliardi di anni dei vegetali con gli animali che se ne nutrono e con l’Uomo, molto ben selezionato ed adattato, ha fatto si che proprio le sostanze che le piante producono per difendersi dai parassiti siano preziosi antiossidanti e complessi enzimatici molto utili per la salute umana ed animale.

Prof. Giuseppe Altieri, Agroecologo
Risultati immagini per Giuseppe Altieri

martedì 16 aprile 2024

Manuale di sopravvivenza spicciola...

 


La vera sopravvivenza della nostra specie non è garantita dalle multinazionali che  proseguono nella distruzione del patrimonio genetico delle essenze naturali, portata avanti con l'immissione degli OGM, bensì dalla conoscenza e conservazione dei valori nutritivi delle piante spontanee presenti in natura. La propagazione di questa conoscenza è quel che tentò di fare Linneo, il botanico che amava la natura.

L'analisi sistematica delle specie vegetali presenti nel mondo iniziò nella fredda Svezia nella metà del '700, dove Linneo e la schiera dei suoi discepoli si presero la briga di raccogliere informazioni sulle specie arboree, sistemando un catalogo botanico di tutto ciò che cresce sulla faccia della Terra. Potremmo dire che Linneo avviò la prima "banca del seme" egli era un ricercatore amante della natura e la sua opera era a vantaggio di tutta l'umanità. Oggi, strano a dirsi, l'onere della conservazione delle erbe commestibili ed officinali è passata dai ricercatori erboristici alle multinazionali (fra cui Monsanto e Syngenta, i due colossi del geneticamente modificato), infatti in un luogo freddo come la patria di Linneo, nell'isola di Spitzbergen nel mare di Barents, esse  hanno costruito una mastodontica superbanca di tutte le sementi presenti nel mondo. Una banca scavata nel granito, con speciali aeratori, portelloni e muraglie in cemento armato a prova di bomba.

Forse ci si aspetta la fine del mondo? Oppure semplicemente si cerca attraverso i brevetti di appropriarsi dei diritti d'autore della vita sul pianeta? Non voglio però assumere un atteggiamento catastrofista, poiché di situazioni drammatiche il pianeta Terra ne ha vissute ben altre. Quello che conta è il mantenimento dell'intelligenza e della capacità di sopravvivenza e tale capacità, come abbiamo visto accadere nell'isola di Bikini, sede degli esperimenti nucleari francesi, ha una forza inimmaginabile. Infatti lì dove ci si aspettava la morte si è invece scoperto un ecosistema eccezionalmente vitale e prospero, soprattutto in "assenza" dell'uomo.

L'isola dei "pazzi stranamore" di Spitsbergen sarà come la torre di Babele, ne son certo, in quel fortilizio del "valore aggiunto" resterà solo un accumulo morto di informazioni. La capacità elaborativa della vita si farà beffe dell'arroganza "scientifica" e, malgrado l'apparente cecità, l'uomo non potrà distruggere la vita (di cui egli stesso è emanazione). E questo nonostante la sterile ricerca umana di "gossip", che ha preso il sopravvento sulla capacità di riscoprire giorno per giorno la freschezza della vita, alla fine la capacità di conservazione saprà "affermarsi". Lo vedo in quel che succede negli interstizi dell'asfalto, in mezzo alle immondizie, tra i veleni più pestilenziali di questa società opulenta e un po' tonta... 


Eppure l'uomo è la somma di una complicata rete di complessi, psicosi, nevrosi, istinti, fissazioni e intuizioni. Sapete poi come le scimmie vengono prese in trappola? Si mette nella foresta una gabbietta inchiodata al suolo in cui è ben visibile un grosso frutto, la scimmia l'afferra con la mano ma poi non può più estrarla, se non lasciando il frutto, ma la sua avidità è talmente tanta che preferisce restar lì finché arriva l'ideatore della trappola e afferra la scimmia per la collottola....


Vediamo cosa succede all'uomo!

Paolo D'Arpini